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Cose Certe

L'osservatore influenza la realtà

Nella serie lirica Cose Certe il paesaggio viene evocato attraverso l’osservazione di elementi che attingono alla tradizione rurale dell’Appennino Marchigiano, alla memoria erosa dai venti come roccia friabile, alla necessità di fermare lo scorrere del tempo, e di trattenere quelle tracce, quei segnali mitopoietici proposti ancora dalla realtà. Il progetto nasce come un modo per metabolizzare la perdita della mia cara mamma, tornando nella terra dei miei antenati e nella casa che costruirono, per elaborare il mio dolore. In questo antico podere rurale, non lontano dal luogo dove dal 1948 al 1949 furono documentate molteplici apparizioni Mariane avvenute sul fianco di una parete rocciosa sferica tipica del territorio, ho cercato di ascoltare gli elementi per trovare risposte.

>>Nella parola inventario si può leggere l’atteggiamento mentale dello scriba, del modello archetipico di colui che umilmente trascriveva i fatti, ma dentro di sé cullava l’utopia, la speranza che attraverso questa registrazione potesse giungere ad una dimensione profetica, individuare in quale evento si nascondesse una forza kerigmatica, la rivelazione, il disvelamento del mistero che invece resta nelle parole della cronaca, appunto, inventariata.
Ma inventario di cosa? Delle cose certe, cioè delle cose sicure, di cui abbiamo verificato, vichianamente, la certezza.<<

Joyce Lussu > Inventario delle cose certe

>>In questa ricerca una regola fondamentale è di non lasciare che vada perduto nulla, pezzetti di carta e tempo. Perché è bene ritenere insignificante tante cose e significante tutto, e così oggi il mio rispetto per le cose irrilevanti sta assumendo proporzioni gigantesche.
E’ che noi cerchiamo ovunque l’assoluto e dovunque troviamo soltanto oggetti, le cose non sono più sorprendenti. Fotografare diventa allora coscienza, l’inquieto inizio di un viaggio verso un territorio ignoto.<<

Luigi Ghirri >niente di antico sotto il sole

Cose Certe è il primo capitolo di un corpus di lavori più ampio, per il quale continuerò ad esplorare il tempo, la memoria e la fragilità della vita. Questa serie rappresenta un modo per esercitare la consapevolezza che la materia può essere di nuovo parte del paesaggio, con lo stesso senso o con molteplici nuovi significati, dimostrare che l’arte’ può ancora essere utile a qualcosa, può ancora essere un metodo di cura dell’anima ed un modo per ritrovare se stessi.